L’obiettivo su cui si sta focalizzando l’UE per uscire dalla crisi del Coronavirus è il rilancio dell’economia, con la consapevolezza che, affinché ciò sia possibile, è necessario puntare su aspetti come la digitalizzazione e lo sviluppo in chiave ecosostenibile.
Tra gli interventi messi a punto per sostenere l’economia dei Paesi europei più colpiti si nutrono grandi aspettative sul Recovery fund, uno strumento voluto per dare una spinta agli stati membri attraverso cifre record da utilizzare per realizzare progetti di vario genere.
Entro il 15 ottobre 2020 il governo italiano dovrà finalizzare la bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (o Piano Next Generation Eu) contenente indicazioni su come investire questi fondi, la base che porterà al documento finale previsto entro fine aprile 2021.
In questo articolo
- Il Recovery Fund punta ad una ripresa verde
- I green jobs legati all'edilizia
- In Italia l’edilizia é sempre più green
- Sensibilità ecologica in crescita
Il Recovery Fund punta ad una ripresa verde
L’accordo prevede l’utilizzo del 70% delle risorse messe a disposizione dall’Europa nel biennio 2021-2022, mentre ciò che rimane entro il 2023. Il Governo vorrebbe destinare gran parte del Recovery Fund alle imprese, cuore dell’economia italiana. Secondo il commissario europeo per l’economia Paolo Gentiloni il 37% dei fondi dovranno essere destinati ad interventi che mirano alla transizione ecologica.
Ogni ministero si è dato da fare per elaborare progetti, ognuno secondo il proprio punto di vista. Tra quelli più probabili ci sono la proroga di tre anni per superbonus ed ecobonus al 110% ed una serie di interventi per dare una svolta green all’edilizia. Attraverso la riqualificazione energetica degli edifici si attiva infatti un circolo virtuoso poiché si ottiene la riduzione delle emissioni di Co2 mentre l’attivazione di nuovi cantieri porta all’impiego di forza lavoro specializzata in diversi ambiti.
I green jobs legati all'edilizia
Affinché una ripresa basata sulla decarbonizzazione sia possibile è necessario che i cosiddetti "green jobs” possano conquistare una posizione centrale. Per quanto riguarda l’edilizia ci sono diverse professioni verdi molto richieste, ma per le quali è indispensabile una formazione specializzata.
Ad esempio, sono sempre più richiesti esperti di riqualificazioni energetiche, esperti in materiali green per l’edilizia ma anche esperti di normativa ambientale, tecnici installatori specializzati in impianti fotovoltaici e solari termici e progettisti per la progettazione di impianti di produzione di energia rinnovabile. Altri profili di cui c’è bisogno sono gli energy manager e certificatori energetici.
In Italia l’edilizia é sempre più green
Intanto la legge climatica UE colloca l’obiettivo per il 2030 ad una riduzione del 60% delle emissioni inquinanti e considerando che l’obiettivo rimane il raggiungimento di un panorama immobiliare a emissioni quasi zero entro il 2050, il lavoro in campo edile non mancherà.
Il processo si sta evolvendo lentamente per cui c’è ancora molto da fare. Stando a quanto riportato nell’ultimo rapporto annuale sulla certificazione energetica degli edifici presentato da ENEA e CTI nel nostro paese gli immobili con elevate prestazioni energetiche sono in aumento, come si può evincere da un’analisi degli attestati di prestazione energetica (APE), sia per edifici di nuova costruzione che per quelli oggetto di riqualificazione.
Questo in parte è merito dell’aumento delle detrazioni fiscali di cui si può godere per le ristrutturazioni degli edifici residenziali che rappresentano la maggior parte del costruito.
Sensibilità ecologica in crescita
Per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale è necessaria infine la partecipazione della collettività. Perciò è interessante scoprire come si sta evolvendo la sensibilità ecologica degli italiani.
ENEA recentemente ha diffuso i risultati di uno studio condotto in merito dal titolo “I comportamenti energetici in ambito domestico. Dimensioni culturali, sociali ed individuali”, dal quale emerge la consapevolezza dei cambiamenti climatici in atto e delle loro conseguenze da parte del campione analizzato, anche se la percezione della responsabilità individuale rimane ancora di medio-basso livello. Altro dato che emerge è la fiducia nella capacità collettiva di limitare i consumi energetici producendo così un impatto ambientale ridotto, ma si rileva per il momento una scarsa proattività.