Presto tutte le nuove costruzioni in Italia dovranno essere progettate in modo da avere un basso consumo energetico. Si punta sulle cosiddette case passive, costruzioni che determinano un consistente risparmio sui costi annuali delle bollette, oltre a portare ad una riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera. Si tratta infatti di edifici che richiedono per il riscaldamento ed il raffrescamento un quantitativo di energia vicino allo zero.
L’obbligo nazionale della costruzione di nuovi edifici ad energia quasi zero, o dell’adeguamento nell’ambito di ristrutturazioni importanti di edifici esistenti, scatta il 1 gennaio 2021 per le costruzioni private, mentre per l’edilizia pubblica è già attivo dal 31 dicembre 2018.
In questo articolo
- Edifici ad energia quasi zero
- Quali tipologie di impianti sono accettati
- Quali materiali si utilizzano
- Massimo confort abitativo
- Quanto consuma una casa passiva
Edifici ad energia quasi zero
La normativa di riferimento è la legge del 3 agosto 2013, n. 90, in cui si definiscono i Nearly Zero Energy Building (NZEB) come costruzioni progettate in conformità con le disposizioni della Direttiva Europea 2012/27/UE ed il cui funzionamento richiede un minimo consumo di energia. Questa norma modifica il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, in materia di edifici a energia quasi zero.
Quali tipologie di impianti sono accettati
In Italia un edificio per essere considerato NZEB deve avere prestazioni energetiche elevate ed un fabbisogno energetico quasi nullo. L’energia utilizzata è prodotta preferibilmente in loco attraverso il ricorso a fonti rinnovabili, quindi energia pulita ottenuta dall’aria, dall’acqua o dalla terra piuttosto che dall'impiego di combustibili fossili. Si possono utilizzare quindi impianti di teleriscaldamento e teleraffrescamento, fotovoltaico, solare termico, microeolico e biomasse.
Inoltre la tecnologia costruttiva utilizzata massimizza l'efficienza energetica dell’edificio per cui contiene gli sprechi.
Quali materiali si utilizzano
Affinché si raggiungano i minimi consumi, gli edifici possono essere realizzati sia in materiali da costruzione innovativi che tradizionali come il cemento armato o il laterizio che si comportano da accumulatori termici grazie alla loro composizione. Ogni parte della casa ha componenti specifiche a seconda delle esigenze ma si prediligono quei materiali che hanno un comportamento passivo. Un esempio sono le finestre a taglio termico con tripli vetri, da impiegare per grandi vetrate in modo da catturare i raggi solari in inverno, ma dotate di schermature solari per proteggersi dal calore durante l’estate. Fondamentale il ruolo dei materiali isolanti la cui stratificazione in ogni parte dell’edificio è studiata in base alla posizione.
Massimo confort abitativo
Il grande vantaggio degli edifici classificati come NZEB è il benessere interno che offrono. Grazie all’involucro isolante in inverno il calore prodotto internamente non fuoriesce e risulta massimizzato, si ottiene quindi una temperatura costante ed omogenea in tutti gli ambienti. In estate invece gli interni rimangono freschi e con la giusta quantità di umidità. L'assenza di ponti termici e spifferi determina inoltre l’assenza di sprechi energetici e quindi riduce i costi. Inoltre, possono esserci impianti per il recupero del calore che permettono di avere aria fresca senza perdere la temperatura dell’ambiente.
Quanto consuma una casa passiva
Nell’arco di un anno, una casa passiva ha un consumo davvero molto basso poiché i sistemi di riscaldamento e climatizzazione sono poco utilizzati e sono alimentati da fonti energetiche alternative. Si stima che il consumo di una casa passiva è ridotto di circa il 90% rispetto alle abitazioni tradizionali, considerando che il consumo annuo in una casa passiva è all’incirca di appena 15 kWh per mq mentre per le case tradizionali è di circa 150 kWh per mq.