Casa S, Roma

Ci troviamo a Roma in un edificio liberty con una struttura muraria tipica di questa tipologia di architettura degli anni ‘30 che dà luogo ad un’organizzazione distributiva con gli ambienti l’uno nell’altro separati dai vani porta. In linea con il nostro modo di operare, l’intervento punta a rivisitare tale sistema cercando di creare continuità tra gli ambienti attraverso la individuazione di una serie di assi prospettici che mettono in relazione gli spazi della casa. Questa continuità si ottiene attraverso l’innalzamento degli architravi dei vani di passaggio tra i vari ambienti (piattabande che comunque per motivi statici dovevano essere rifatte) sino a portarle a livello della quota notevolmente più alta dei balconi esterni a poco più di una decina di centimetri dal soffitto, generando attraverso un controsoffitto ad un'unica altezza la predetta continuità tra gli spazi. Con questo sistema, potremmo dire che la scatola di ogni singolo ambiente viene rotta e le pareti reinterpretate (non essendo più forate ma tagliate) come setti murari il cui spessore sottolinea la forza dell’impianto tipologico. Gli spazi sono separati con grandi pannelli/pareti a scomparsa, scorrevoli ed incassati nei soffitti. Si è cercato di guidare lo sguardo privilegiando determinati tagli prospettici, dall’interno della casa verso le numerose finestre che prospettano sul cortile verde, coinvolto così in un certo qual modo nello spazio interno. La luce attraverso le numerose finestre delle stanze e del bow-window, invade gli ambienti creando un gradevole effetto luminoso, che negli ambienti più interni viene integrato da sistemi di luce artificiale controllati in modo da sottolineare sempre la composizione essenziale degli spazi interni.

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